L’alfiere azzurro sugli sci: Chicco Pellegrino

Alla scoperta del volto dell’Italia vincente

Pellegrino

Serietà, passione, dedizione al proprio lavoro.

Si inizia così quando si parla di Chicco Pellegrino, un ragazzo assolutamente semplice ma ricco di forza che con la sua tenacia ha portato se stesso e i colori azzurri ai livelli più importanti dello Sci di Fondo italiano negli ultimi anni.

Nato ad Aosta, il primo settembre di 27 anni fa, Federico non ha perso tempo a bruciare le tappe e, dopo tanta gavetta, è riuscito ad emergere non soltanto con la sua grande tecnica ma anche con tantissima umiltà andata di pari passo alla consapevolezza della sua forza.

Maestro della tecnica libera, meticolosissimo nella preparazione atletica e tecnica, Pellegrino ha sempre unito quantità e qualità sullo stesso piano che gli hanno permesso di vincere una medaglia olimpica, tre mondiali, una coppa del mondo di specialità nello sprint, e quattro campionati italiani. E’ superfluo anche dire che stiamo parlando di un fuoriclasse. Assoluto. Di quelli che non ti capita ogni giorno di avere in squadra.

Chi vi scrive ha ancora davanti agli occhi quella progressione impressionante a bordo dei suoi mostruosi materiali lo scorso anno anno a Lahti in Finlandia, dove nella gara a sprint del Campionato del Mondo riuscì a battere Sergej Ustiugov conquistando la prima medaglia iridata della sua vita: quella sensazione di fierezza ma anche di supremazia e di voglia di raggiungere il risultato che oserei dire d’altri tempi; di vittorie e di sconfitte ne vediamo innumerevoli ogni giorno, ma questa, probabilmente perché anche rappresentativa dei nostri colori italiani, è come se avesse avuto un sapore diverso…

La diversità spesso la si denota attraverso coloro che imprimono la loro grafia sulle imprese più belle collocandole nel viale del trionfo, e quella di Federico Pellegrino consiste nella voglia di migliorarsi ogni giorno e di voltare, a prescindere che avvenga un fatto positivo o negativo, pagina per scriverne immediatamente una nuova. Era una sensazione che ho sempre avuto ascoltandolo…

Sensazione poi divenuta certezza in quel di PyeongChang dove, al termine della conquista di un argento storico per lui alle Olimpiadi dove si arrese solo ad un inarrivabile Klæbo, fece immediatamente capire di esser pronto per la gara dopo. E’ questa la tempra degli atleti vincenti, e non è da tutti. La si acquisisce giorno dopo giorno, attraverso la cultura del lavoro e attraverso la responsabilità che fai tua dal momento in cui diventi anche un esempio per migliaia di persone che ti guardano e che vorrebbero e vorranno magari, un giorno, essere al tuo posto.

Quando si parla di atleti e di persone grandi ancor prima del mestiere che compiono, è anche facile scadere nelle retorica classica, però alle volte decantarne le lodi ponendo in essere anche sacrosanti arpeggi attraverso essa è cosa buona e giusta, perché se fai al meglio il tuo mestiere e mostri al mondo la tua forza rappresentando allo stesso tempo con umiltà i tuoi colori, la celebrazione è davvero il minimo che tu possa ricevere.

Questione di meritocrazia, questione anche di senso di appartenenza, perché quando vedi le lacrime di gioia di un Pellegrino che porta il tuo sport, la tua bandiera in alto, così in alto da farla sventolare forte lassù dove i venti spazzano con la loro velocità ogni cosa ma non i trionfi, ti rendi conto davvero che da semplici emozioni si ricavano dei momenti immortali che deterrai sempre nel tuo cuore e che porterai con te con estremo orgoglio.

Di Chicco non si può che parlare così, estremamente forte ma anche cristallino e puro oltre che disponibile fuori dalle piste. Il suo sorriso è l’orgoglio di punta del nostro sport italiano, lo spot migliore che si possa mostrare ad un movimento che, con l’auspicio di tutti, possa crescere anno dopo anno anche grazie a gesta come quelle del nostro aostano delle fiamme oro.

Di Campioni, come disse Silvano Gadin in occasione della telecronaca dello sprint Olimpico ce ne sono tanti, ma come Albarello,  Valbusa, e Pellegrino, ce ne stanno davvero pochi.

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