Quando fu varcata la soglia tra il pattinaggio e l’ode poetica più profonda
Quando ci si ritrova a disquisire su una delle figure più grandi dello sport di sempre in senso generale e non limitato alla personale disciplina, è una cosa incredibilmente complicata. E’ maledettamente difficile.
Ma non è difficile perché magari bisogna andare a scovare record e numeri per spiegare le sue gesta sul campo, quelli volendo si possono trovare in poco tempo e fare dei recap di cifre e quant’altro è anche cosa abbastanza semplice, bensì perché è dura trovare delle parole che vadano a coincidere con il sostantivo di immensità.
Perché Kim Yu-na è una delle cose più immense che lo sport potesse regalare allo sguardo del mondo che ha avuto, nel tempo, il privilegio di ammirarla.
Nata 27 primavere fa a Gyeonggi nella parte meridionale della Corea del Sud, questa straordinaria atleta asiatica cominciò a pattinare sul ghiaccio dall’età di sette anni facendo già capire agli addetti ai lavori che avevano dinnanzi ai loro occhi davvero un qualcosa si veramente oltre. Oltre ogni possibile immaginazione perché se oltre al talento che madre natura ti ha donato hai sin da quel momento una totale dedizione ai sogni che coltivi dentro di te, una cultura del lavoro maniacale, allora hai già messo in preventivo la possibilità di arrivare ai traguardi più alti a disposizione. E non è nemmeno esagerato già parlare di ipoteche sportive sin da quel momento.
Tecnica sublime, eleganza nelle movenze, Kim ha cominciato a forgiarsi in Canada dove ha avuto modo di perfezionarsi cominciando a gettare le basi per porre in essere le meraviglia che poi l’hanno portata ad incantare le platee mondiali dove ebbe modo di conquistare la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Vancouver nel 2010 e quella d’argento a Sochi 2014, due Campionati del Mondo nel 2009 e nel 2013, la vittoria nel torneo dei Quattro Continenti nel 2009, tre Grande Prix nelle stagioni agonistiche 2006–2007, 2007–2008, 2009–2010, oltre a nove Campionati Nazionali della Corea Del Sud cui si aggiungono i trionfi in categoria juniores, come il Mondiale e il Grand Prix portati a casa nel 2006.
Come per pochi altri atleti, dove un altro esempio può essere benissimo Yuzuru Hanyu, non serve essere dei massimi esperti di pattinaggio su ghiaccio per capire nel dettaglio quando qualcuno sia speciale; non serve sapere nello specifico passaggi, metri di valutazione, e via discorrendo perché semplicemente immediatamente all’occhio umano quando qualcuno è in grado di andare al di là dello sport per poi sconfinare nella poesia, nell’arte, nel capolavoro più assoluto; ecco Kim Yu-na è stata molto abile a fare tutto ciò in quanto tale lavoro gli è risultato abbastanza semplice in quanto ha eseguito il tutto sempre con estrema naturalezza.
Lei, nei fantastici anni che vanno dal suo esordio nel 2006 al suo ritiro nel 2014 è stata la Regina con la R maiuscola non soltanto per i risultati ottemperati nel corso della carriera, sarebbe oltraggioso ridurla a tutto ciò, ma per lo sconfinato amore che imprimeva in ogni singolo gesto atletico; non era un movimento meccanico o preciso, era semplicemente elegante e poetico, semplice e raffinato, unico e sensuale, esattamente come un quadro prezioso che vedi esposto in uno dei musei più prestigiosi del mondo. Non era per tutti, era principalmente per tutti coloro che rimangono incantati per coloro che vanno al di là del risultato semplicemente perché Kim Yu-na è stata un qualcosa in più.
Aveva un modo di pattinare talmente coinvolgente che spesso, al termine dei suoi programmi, ti portava a livelli emotivi davvero notevoli: la trottola d’angelo rovesciata all’indietro con la gamba piegata, la rovesciata dove eseguire direttamente il doppio axel, la combinazione doppio axel-triplo toe-loop o la combinazione doppio axel-doppio toe-loop-doppio rittberger; questi sono solo i cavalli di battaglia di un “menu” talmente ricco che ti portava a comprendere l’essenza dello sport e la comprensione del livello più alto della poesia associata alle competizioni agonistiche.
https://www.youtube.com/watch?v=cvJo8g34-aQ
Non era davvero per tutti, era come entrare per la prima volta all’interno di un ristorante stellato e comprendere la differenza rispetto a tutti gli altri posti che fin lì avevi visitato. Kim Yu-na è stata oltre l’atleta, è stata un autentico viaggio in prima classe da godersi per tutto il tempo che è durato consapevole che non era una visione che ti sarebbe capitata facilmente nel corso della vita. E’ stata unica, oltre i record e la prestazioni; la sua manualità, la sua capacità di coprire ampi spazi della pista e allo stesso tempo imprimere grandi tecnicismi con una velocità che ti lasciava a bocca aperta per rapidità di esecuzioni e precisione ai limiti della comprensibilità.
https://www.youtube.com/watch?v=hgXKJvTVW9g
Siccome le Leggende sono capaci di emozionarci anche oltre la pista, l’ultimo regalo ce lo ha donato venerdì 9 del febbraio scorso alla cerimonia di inaugurazione dei XXIII Giochi Olimpici invernali di scena a PyeongChang nella sua Sud Corea, dove Kim Yu-na o meglio, “Queen Yu-na” come menzionato da Massimiliano Ambesi durante la cronaca della cerimonia andata in onda su Eurosport, che ha celebrato la fuoriclasse coreana del pattinaggio di figura come penso nessuno abbia mai realizzato, in quel contesto e nel corso della sua vita agonistica, ossia da meraviglia incantevole qual’è attraverso la firma e la voce più autorevole di tutte, è stata l’ultima protagonista della stessa: comparsa dal buio si è messa a danzare sotto il braciere olimpico disegnando in un piccolo spazio quella sontuosità cui ci ha abituati nel tempo precedendo il suo innesco della fiaccola per accendere il sacro fuoco di Olimpia.
Non poteva esserci inizio e tributo migliore da riferire. Semplicemente perfetto. Come lei.
Oggi Kim Yu-na è una Leggenda dentro e fuori il suo paese, una delle donne più ricche del mondo orientale grazie ad una serie a dir poco impressionante di sponsor cui fa capo; persona meravigliosa fuori ma anche dentro essendosi sempre messa in prima linea per una serie incredibile di iniziative benefiche anche come ambasciatrice dell’UNICEF a dimostrazione che il tanto bistrattato sport spesso e volentieri ci dà spazio per storie meravigliose che vanno al di là dell’ambito atletico.
Meraviglia è proprio il termine più adatto in merito a questo contesto. C’è un aforisma molto bello a cura di Fabrizio Caramagna, un noto scrittore torinese, che afferma che:
“ovunque, mescolate alle particelle d’aria che respiriamo, ci sono particelle di meraviglia e di impossibile, e solo la destrezza di un mago riesce a catturarle.”
Come spesso avviene in questi casi, il tutto è di assoluta attualità in questo contesto, un contesto dove Kim Yu-na non soltanto ha creato meraviglia e impossibile, ma ha fatto comprendere al mondo intero che ha avuto il privilegio di ammirarla, che ad esse si può aggiungere anche un altro fattore che fa da collante ad entrambe e ci fa vedere il mondo sotto un’ottica migliore: la magia.
La magia di creare, di stupire, ma soprattutto di brillare e di volare come solo un angelo sa fare e dove Kim, in tutto questo, è stata la più bella e la più lucente.
Giovanni Platania. Blogger sportivo, laureato in legge, appassionato di sport soprattutto invernali. Una frase su tutti, da inserire in questo “viaggio”:
“non leggete come fanno i bambini per divertirvi,o,come gli ambiziosi per istruirvi. No, leggete per vivere.”
(Gustave Flaubert)