Henrik Kristoffersen: la stella alpina del nord Europa

All’ombra di Marcel Hirscher, continua a crescere un talento di proporzioni notevoli con dei margini di miglioramento incredibili

Henrik Kristoffersen

Se andassimo a parlare a chiunque appassionato di sci al giorno d’oggi ponendo sul tavolo il tema sportivo e, nello specifico, quello alpino riferito al periodo immediato, indubbiamente la risposta si concretizzerebbe sempre  e comunque in un nome e un cognome: Marcel Hirscher.

Abbiamo in lungo e in largo decantato le lodi del fuoriclasse di Annaberg che alla luce della stagione appena conclusasi può essere con tranquillità e certezze estreme catalogato come il miglior sciatore di ogni epoca; attenzione però, perché alle sue spalle si sta continuando a formare un altro fuoriclasse non meno talentuoso, classe 1994, che ha ancora notevoli margini di miglioramento ed è destinato a scrivere pagine importanti nel post-Hirscher: il nome il cognome questa volta si pronunciano come Henrik Kristoffersen.

Nato in Norvegia quasi ventiquattro anni fa a Lørenskog, località che ha dato i natali anche ad un certo Aksel Lund Svindal e quindi, di talento e di sport, “pare” ne sappia a pacchi, con le sue lunghe leve e un fisico longilineo ha col tempo cercato sempre più di evolvere la sua sciata conformandosi ad uno stile tutto proprio avendo un solo problema: gareggiare nel momento dell’apice del migliore, quello dell’austriaco.

Il dominio di Hirscher ha travolto tutto e tutti e spesso e volentieri ha costretto Henrik ad accontentarsi del secondo gradino del podio, ma tirandosi indietro mai e cercando di fare il possibile per stare in scia all’austriaco, ed è l’unico che ci è riuscito. L’unico in grado di mettere un pò di pepe, credendoci sempre, arrabbiandosi, ed accettando il verdetto della pista.

I due sono diametralmente opposti, sia come tecnica che come carattere: Kristoffersen mantiene un’ottima grinta e spinta cercando di essere più pulito possibile a differenza di Hirscher che basa tutto su una forte spinta muscolare al limite del rischio e dell’impossibile; decisamente anche più focoso come reazioni arrivando spesso a perdere le staffe, ma sfido chiunque a non prenderla a male quando c’è qualcuno che ogni weekend riesce a mandarti via da quella vittoria tanto agognata (Eccezion fatta per la prestigiosa vittoria di Kitzbühel quest’anno)…

Il norvegese però sta lavorando anche in questo senso e, al di là della rassegnazione nei confronti del suo rivale diretto, sta cercando di essere più freddo cercando anche una miglior performance mentale che, son certo, gli regalerà numerosi soddisfazioni nella sua fin qui giovane carriera.

Carriera giovane si, ma già condita da parecchi successi: non dimentichiamoci che Henrik Kristoffersen ha portato a casa 2 medaglie olimpiche: 1 argento (slalom gigante a Pyeongchang 2018) e 1 bronzo (slalom speciale a Sochi 2014); nel suo palmarès figurano inoltre sei ori iridati juniores e una Coppa del Mondo di slalom speciale, e 16 vittorie in Coppa del Mondo. Come si può tranquillamente desumere dal suo curriculum vitae già in età giovane si era evidenziato uno sciatore di primissimo livello, con la voglia di attaccare fino alla fine sin dall’apertura del cancelletto di partenza.

Talenti ne vedi spesso, fenomeni no. E non bisogna lasciarsi ingannare dal fattore Hirscher, Kristoffersen è davvero un fenomeno. Magari non è ancora al livello di Marcel, magari non ci arriverà o forse si, ma sta di fatto che siamo davanti a una delle più grandi eccellenze sportive invernali in prospettiva osservabili. Non è un freddo anche se viene da un paese che climaticamente lo è, ma è un abile calcolatore e, se lo sottovaluti, ti può far male come pochi.

Se sbagli, ti punisce, e ti supera con una performance anche fuori dall’ordinario. Marcel Hirscher lo ha definito nelle gare italiane di quest’anno “The Young Machine”, perché è davvero una macchina e lui stesso ha capito che, se voleva fare qualcosa di importante scrivendo una serie di discrete pagine dello sci, doveva imprimere qualcosa di ancor più superiore dello straordinario altrimenti avrebbe avuto Kristoffersen che gli avrebbe esultato a braccia tese sugli occhi.

Non ha fatto molti errori a parte l’uscita (Al pari di Hirscher) nello slalom in Corea, semplicemente è arrivato uno nettamente più forte di lui al momento. Non solo più forte, IL più forte. Di ogni epoca. Forse il destino alle ultime Olimpiadi gli ha messo di traverso la vittoria quando aveva la porta spalancata per potergliela donare in un confronto diretto tra i due. Chissà a Pechino…

Sovviene a questo punto una celebre frase di Arnold Schwarzenegger, che per ironia della sorte è austriaco come il suo incubo su pista, ma che è abbastanza significativa in questo senso perché dice che “la forza non arriva dalle vittorie. La lotta e le sfide sviluppano le tue forze. Quando attraversi le difficoltà e decidi di non arrenderti, quella è forza”: se si estrapola questo aforisma nel modo giusto, troviamo il prossimo futuro di Kristoffersen, perché state certi che tutte queste piazze d’onore non hanno dalle sue parti il sapore della rassegnazione ma quella del risorgimento e dell’obiettivo di fare qualcosa di più incredibile fatto finora.

E se tale obiettivo è quello di superare il signor Hirscher Marcel allora occorrerà superare l’ordinario e fare tesoro di queste esperienze per tramutarle in benzina per spingersi ancora più in là e se tanto mi da tanto, il cartello lavori in corso è stato già esposto perché un fenomeno non si quieta mai, ma si scatena quando meno te lo aspetti.

Come una macchina da corsa, in questo caso una Young Machine, dagli occhi azzurri, i capelli biondi, e il cuore rosso come il fuoco pronto a scatenare tutti i cavalli su pista. Tutte caratteristiche degne e pure, di Henrik Kristoffersen.

  https://www.youtube.com/watch?v=s4N_AZkE60c

 

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