“La felicità si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo qualcuno si ricorda di accendere la luce.”
J.K. Rowling, famosissima autrice di una delle saghe letterarie più belle di ogni tempo che han emozionato dagli anni 90 sino ad oggi intere generazioni con le avventure di Harry Potter, ci ha in questa uscita raccontato una grande verità.
Analizzandola nel dettaglio, ci parla della vera e propria essenza della speranza dandoci il pensiero che, oltre il buio, c’è sempre non l’auspicio bensì la certezza della presenza della luce.
No, non è un racconto di fantasia del mago più famoso della storia… Sebbene un pizzico di magia nel mondo dello sport ce la mettiamo sempre e non per allungare il discorso ma perché realmente risiede nelle corde dell’animo all’interno di ognuno di noi, ma di risveglio delle emozioni che da qualche anno ha colpito il nostro ciclismo italiano.
Chi vi scrive è cresciuto con la vera e propria essenza del ciclismo che fece per anni ed anni sussultare battiti cardiaci a ogni scatto, ossia Marco Pantani: quando scattava Marco si fermava ogni cosa in Italia, qualsiasi cosa cui eravamo intenti a realizzare in modo tale da apprezzare la magnificenza non solo del gesto tecnico ma anche dello sforzo di uno straordinario ed inarrivabile atleta che ha segnato lo sport italiano. Accendeva non solo la passione, ma la luce.
Poi però questa luce più bella è andata perduta con la sua tragica scomparsa. Il sottoscritto e molti come dissero un giorno di tanto tempo fa che si sarebbe chiusa la saracinesca su questo sport. Nulla aveva più senso ed è stato come vedere appassire improvvisamente una rosa che fino a poco prima brillava di luce propria. Quante volte, in questo contesto, abbiamo detto “mai più”?.
Tante. Troppe. Ed era vero. Ed era purtroppo infinitamente giusto.
Buio, incredibile ed irrefrenabile.
Lungo come un tunnel di una ferrovia, infinito come un mare ad agosto privo però di lucentezza e di vita. Tutto era diventato sbiadito, non interessante. Mancava decisamente il fattore pulsante che tastasse il perno delle sensazioni più profonde che rappresenta, per ogni appassionato, la vera e propria chiave di volta nel profondo amore verso uno sport.
Ma questa strana pazza e spesso imprevedibile vita, però, poi finisce per sorprenderti sempre, e ti mette sulla scena un piccolo ragazzo (Nel mio caso, compaesano puro) di 182cm per 64kg di peso proveniente da Messina. Pare che lo chiamino “Lo Squalo dello Stretto”, perché ha una caparbietà talmente incredibile di azzannare le gare e mozzare il fiato degli avversari in salita in alcune competizioni dove, quando cominciano a girargli le gambe non ce ne sta più per nessuno.
Squalo si, ma con ovviamente un nome e un cognome: Vincenzo Nibali.
Vincenzo in “poco” tempo al di là dei suoi incredibili successi, è riuscito senza nulla togliere a tanti suoi grandissimi colleghi azzurri, ad arpionare quella soglia che oramai era probabilmente data per persa dopo l’addio doloroso al nostro Marco, ossia quella della riavvio della passione per tutta quella generazione che aveva abbandonato il ciclismo dopo quel periodo orribile.
La passione, si sa, muove il mondo e lo rende infinito nell’intraprendere ogni cosa, e Nibali collezionando trionfi ha fatto ripartire quel cuore pulsante di emozioni oramai smarrite con la stessa linfa di tanti anni fa: con le stesse sensazioni e con quei sapori che credevamo smarriti.
Sa sempre cosa fare e nel momento giusto, non si risparmia mai, e quando tutto sembra perduto ti tira fuori il coniglio dal cilindro in grado di compiere l’impresa più ardua: si ha ancora davanti agli occhi la magnifica impresa alla Sanremo di poco più di una settimana fa.
Nell’arco della sua carriera si è distinto in sella e anche smessa la stessa per essere una persona meravigliosa, mai fuori le righe, sempre disponibile, e lavorando duramente giorno dopo giorno per cercare di migliorarsi ancora contraddistinguendosi per incamerare sempre e comunque l’essenza del campione.
Ecco ciò che differenzia i fuoriclasse dal resto del mondo: la voglia di migliorarsi anche se hai vinto tutto pur rimanendo umile. Pur rimanendo quel giovane ragazzo che tanti anni fa prendeva la sua bici e si allenava sul Colle S. Rizzo sui Peloritani nella città dello Stretto. Sempre, non smettendo mai.
Anche se hai vinto la Tripla Corona, anche se hai fatto tue le Classiche Monumento, anche se hai raggiunto tanti altri successi. Sempre. Sempre con quella voglia e quello sguardo dolce ma allo stesso tempo carica di determinazione per griffare ancora una volta con il suo nome una pagina del ciclismo internazionale ed italiano.
Tecnica sublime, scalatore impressionante tra i migliori della storia, i suoi scatti ci portano inevitabilmente a quei magici pomeriggi d’estate passati assieme alla figura di Marco Pantani che, in quegli strappi, riuscì a riunire un intero popolo davanti a milioni di televisioni pronto ad ammirare i suoi strappi lasciando la polvere agli inseguitori. Nessuno si era mai avvicinato a quei momenti come ha fatto Vincenzo.
« Il mio unico pensiero durante una gara è non aver paura di fare mosse decisive. Se si pensa troppo, se si inizia a giocare con il tempo, allora è finita. Bisogna non aver paura e seguire il proprio istinto. Ecco come ho costruito tutte le mie vittorie più belle. »
E’ tutto in questo piccolo estratto datato 2013 l’essenza di Vincenzo Nibali. La sua abilità mentale coordinata alla tecnica gli ha permesso di raggiungere i traguardi più prestigiosi, rispettando tutti ma non lasciandosi mai sopraffare dalla paura. Nemmeno nei momenti difficili quando tutti ti dicono di mollare e ti voltano le spalle e capisci che la vita ti mette davanti alla consapevolezza che spesso il rispetto per molti è un carattere tristemente aleatorio.
Per molti, ma per fortuna non per tutti. Perché chi conosce questo straordinario atleta sa di cosa si stia parlando. Uno che alla soglia dei 34 anni si è rimesso in gioco cambiando casacca e tornando sulla scena ancora più consapevole di prima. Ancora vincente, e con nel mirino tantissimi altri successi i quali, siamo sicuri, non tarderanno ad arrivare.
Un ciclista perbene ed estremamente coraggioso che non ha mai lesinato fatica per se stesso e per i suoi compagni, mettendosi a disposizione e farsi in tante volte abbracciare dai crismi della gloria.
William Blake diceva che “chi non osa osservare il sole in volto non sarà mai una stella”: Vincenzo di questa frase penso che ne abbia fatto un mantra facendo l’esatto contrario.
All’interno di una costellazione oramai spenta, il sole lo ha guardato davvero nel profondo, probabilmente il raggio migliore lo ha fatto suo, e attraverso le sue gesta ha regalato a tutti noi la gioia più immensa riaccendendo in Italia la luce dell’amore verso il ciclismo.
Giovanni Platania. Blogger sportivo, laureato in legge, appassionato di sport soprattutto invernali. Una frase su tutti, da inserire in questo “viaggio”:
“non leggete come fanno i bambini per divertirvi,o,come gli ambiziosi per istruirvi. No, leggete per vivere.”
(Gustave Flaubert)