
Ci sono degli atleti che, per identificarli, non serve chissà quale preambolo semplicemente perché attraverso quella che é la loro essenza e la loro specialità nel corso della loro carriera, sono sempre andati direttamente al punto senza fare tanti giri di parole, senza tergiversare, e ponendosi concreti obiettivi nella stragrande maggioranza dei loro casi hanno posto in essere concreti trionfi.
Quello che ha sempre conquistato di Aksel Lund Svindal, atleta senza tempo in grado di mettere d’accordo tutti sotto la grande bandiera della vittoria, sono stati principalmente tre fattori cardine sulla quale ha basato l’intera sua carriera all’interno dello sci alpino nell’arco della velocità:
la sua centralitá: quel suo essere così in mezzo, così preciso nell’esecuzione del suo gesto atletico lo ha reso una delle rarità più grandi dello sport alpino contemporanep, attraverso quella posizione che ti dava già dall’inizio la sensazione di poter dominare qualsiasi gara anche solo guardando quell’intensità talmente profonda del suo sguardo che nemmeno i colori di una maschera da sci riusciva a celare, dritta e mirata sempre al trionfo;
la sua caparbietà: se bisogna parlare di un atleta caparbio, questo è senza ombra di dubbio Axel Svindal, perché nonostante tutti i suoi infortuni purtroppo collezionati nell’arco della sua carriera e tali da portargli via anche le cartilagini, non si è mai arreso ed ha continuato a gareggiare per amore del suo sport cercando sempre di vincere al di là di tutta la sfortuna e al di là di tutti gli incidenti di percorso con una serie di operazioni anno dopo anno; osservare una simile dedizione anche nell’ambito di uno sport che si rappresenta praticandolo, é una cosa abbastanza rara mantenendo sempre quello che é l’aspetto positivo di ogni vicenda e cercare di dare il meglio da ogni esperienza;
la sua positività: e qui ci si ricollega a quella che è l’ultima argomentazione poc’anzi definita il secondo punto: nella stragrande maggioranza dei casi, Svindal lo abbiamo visto sempre con il sorriso sulle labbra: quando subisci una serie di operazioni talmente numerose da perdere il conto e riesci sempre a mantenere quel senso positivo della vita da atleta e non, allora non puoi che essere definita una persona speciale. Aksel é davvero così, amato da tutti colleghi e non, dimostrando ogni giorno sempre di più di essere un punto di riferimento dell’approccio ad una determinata disciplina con l’educazione e la semplicità che possono portarti a diventare grande sino a farti raggiungere la vetta dove dimora la sala dei Re e dove puoi sederti all’interno di essa come uno dei migliori atleti di ogni tempo.
Svindal ha lasciato l’attività agonistica al termine dei Campionati del Mondo di Are concludendo la sua storia d’amore con lo sci da Campione quale è stato, ossia portandosi a casa la medaglia d’argento nella discesa libera, ultima gara della sua carriera, dimostrando ancora una volta l’immensità di questo ragazzo che ha ricevuto tanto dalla neve ma che alla stessa ha dato una dimensioni totalmente nuova.
Dire che ancora ci manca, è davvero un eufemismo.
Giovanni Platania. Blogger sportivo, laureato in legge, appassionato di sport soprattutto invernali. Una frase su tutti, da inserire in questo “viaggio”:
“non leggete come fanno i bambini per divertirvi,o,come gli ambiziosi per istruirvi. No, leggete per vivere.”
(Gustave Flaubert)