24.

Non tu.

Spesso capita che i più grandi, dopo aver scritto inimmaginabili pagine di storia in maniera indelebile nell’arco della loro vita, vadano via in cielo lasciando un vuoto incredibile dopo aver lasciato la loro impronta in questa vita per testimoniarci, indissolubilmente, che la storia può essere scritta in vari modi, tra cui quella mediante la via più soave e più sublime possibile: quella che va dritta nell’ingresso del mito.

Chi vi scrive non ha parole per esprimere il dolore per questa notizia piovuta come il più doloroso dei tuoni che ha scosso questa terribile serata privandoci di una delle persone, e non solo dello lo sport, più incredibili di ogni epoca. Lo ha vissuto, lo ha ammirato, lo ha venerato, lo ha goduto. In qualsiasi stagione, sia in quelle meravigliose ed indimenticabili, consapevole che lui c’era. In ogni modo.

Kobe caro, eri una certezza. Eri il bello del gioco, eri la magia, e spesso la risposta che tutto fosse possibile anche quando il tempo sembrava non bastare più. Sei stato parte della mia adolescenza e la gioia per gli occhi a guardare la lega più bella del mondo sia negli anni belli che in quelli più duri. Sempre con quei due colori magici addosso, quel giallo e quel viola forti come i fulmini che andavano ad illuminarsi a seguito di una tua magia.

Grazie per le infinite emozioni, per quegli 81 punti, per quelle stagioni fantastiche cui ho perso anche il conto, per quegli anelli, per quell’ultima partita dove hai sigillato la chiusura della tua inarrivabile carriera con una prestazione a dir poco incredibile, sempre con quella canottiera. Sempre come quel 24. Grazie per esserci stato, per aver trasceso lo spazio e il tempo, per aver reso in piccolo il basket e in grande lo sport in generale un qualcosa di estremamente più grande. Più unico, come te.

24. Come i secondi che denotano un’azione, che spesso sembrano un’infinità ma che spezzano in due un’azione, dove tu spesso e volentieri non solo sei stato il protagonista principale, ma hai anche svolto il tuo compito nel migliore dei modi aggiungendo nuove stelle al firmamento dello sport e arricchendo i cuori tutti i tifosi e gli appassionati con una serie di perle che in pratica andavano dentro un cesto con una palla, ma che in sostanza si consideravano dei gesti che gridavano a ogni azione che tutto poteva essere possibile se ci si fiondava a credere.

Quanto è dura parlare al passato. Non ci sia abitua mai a questo quando accadono queste cose. Spesso vediamo le gesta di questi infiniti atleti attraverso dei normali mezzi di comunicazione, ma capita che essi vadano al di là di questi e diventano come dei veri e propri amici attraverso l’esempio che realizzano nel corso del loro lavoro. Perché è il modo in cui lo fanno che ti spinge a considerarli come tale, perché diventa un esempio e schizza direttamente nella sala delle Leggende dove siederai per sempre.

Non sono pronto a lasciarti, non è giusto andar via così, per te e per chi ha perso la vita quest’oggi. A queste età poi. Come si fa ad accettarlo?

Ti porterò eternamente sempre con me in una parte del mio cuore dove ci sarà spazio solo per te dietro a una porta con un mamba disegnato a testimoniare la tua grandezza, la tua immensità, e tutto ciò che hai rappresentato in fatti di sogni come la più grande delle ispirazioni.

“Heroes come and go, but Legends are forever.”

Un pensiero, un abbraccio, alle famiglie coinvolte in questa devastante tragedia.

Addio Kobe, non è per niente giusto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *