We miss you, Marcel!!!

Hirscher

La stagione che si è conclusa purtroppo in anticipo un paio di settimane fa causa pandemia del Covid19, è stata a dir poco entusiasmante senza dubbio ma, parimenti, è stata la prima dopo tanti anni senza Marcel Hirscher ritiratosi da Campione in carica al termine di quella precedente, e ci è mancato. Pesantemente.

Quando sei stato artefice della stesura di pagine di storia incredibili che hanno travalicato il senso dello sci alpino confinando in discorsi agonistici generali, quando ti sei guadagnato col sudore del lavoro e con la dote di un talento unico al mondo la sedia accanto ai più grandi sportivi di sempre nella sala dei GOAT dei vari sport, quando dall’alto di due titoli olimpici (combinata e slalom gigante a Pyeongchang 2018), cinque titoli iridati individuali (slalom speciale a Schladming 2013, combinata a Vail/Beaver Creek 2015, slalom gigante e slalom speciale a Sankt Moritz 2017, slalom speciale a Åre 2019) e due a squadre (gara a squadre a Schladming 2013 e a Vail/Beaver Creek 2015), tre ori iridati juniores, otto Coppe del Mondo generali consecutive e dodici di specialità (sei di slalom gigante e sei di slalom speciale), e una Coppa Europa generale puoi essere considerato tranquillamente il più grande sciatore di sempre, è assolutamente scontato e palese che l’eredità sarebbe stata pesantissima per tutti e, da un punto di vista focalizzato sull’ottica personalistica, la sua presenza sulle nevi più importanti del mondo è mancata pesantemente.

L’attesa di vedere scendere il migliore in grado di scombinare e far fallire spesso e volentieri tutti i piani di velleità di fatto di vittoria ma, soprattutto, l’opportunità di ammirare ancora e ancora la classe di un ragazzo dal talento praticamente unico in grado di scalare rapidamente tutte le gerarchie dei più grandi, è stato il tema prevalente degli ultimi 8 anni prima di quest’ultima stagione che, comunque, è stata ricca di colpi di scena ma dove non c’è stato un vero e proprio padrone in grado di seguire, almeno un minimo, le sue orme in quanto al di là dei meriti e demeriti altrui, la parole d’ordine al maschile è stata la discontinuità.

Marcel Hirscher ha sempre garantito la continuità in fatto di risultati e di forma fisica, lavorando sempre al massimo per mantenere alta quell’asticella dove lui aveva fatto solcare il limite massimo della competitività esattamente come un’onda gigantesca durante una tempesta che si infrangeva sugli scogli di un’isola, soltanto che ad infrangersi nella realtà sono stati i sogni di batterlo della stragrande maggioranza dei suoi avversari, spesso portati a scuola dalla sua incredibile forza e dai risultati in sequenza ottenuti con la stessa fame di sempre, stagione dopo stagione, metro dopo metro, traguardo dopo traguardo.

Ha segnato un’intera generazione ed ha plasmato i libri di storia gara dopo gara andando a sconfinare oltre ogni orizzonte possibilmente anche solo immaginabile agli albori di una storia, la sua, ricca di glorie ed onori; atleti come lui non ne passano spesso e, se ha smesso, allora sicuramente sarà stato il momento più opportuno perché avrà sicuramente riconosciuto di essere arrivato all’istante in cui era giusto mettere la parola fine di un best seller che ha emozionato milioni di appassionati in tutto il mondo: Marcel ci manca sulle piste, e per un accanito lettore è sempre difficile distaccarsi da una storia che ha appassionato per tanti anni, ma bisogna anche essere pronti al finale, d’altronde come qualcuno disse al cinema qualche tempo fa, “la fine è parte del viaggio”, e occorre rassegnarsi anche al finale, quest’ultimo sempre difficile da azzeccare, ma griffato da King Marcel nel modo che lui ha sempre preferito quando era in attività, ossia da Campione. Da Fuoriclasse vero.

Ultimamente, prima dei vari lockdown, lo avevamo visto tramite i social alle prese con una serie di escursioni alpinistiche personali riassaggiando quel bianco che lo ha reso grande e al quale lui ha dato una magia unica che nessun altro aveva mai posseduto, ma chissà se un giorno deciderà di cambiare idea tornando alle vecchie passioni di un tempo distaccando quegli sci dai chiodi appesi oramai quasi un anno fa… Ma nel frattempo continuiamo a rendere onore al Mito che è ringraziandolo per le emozioni vissute che han portato noi a sognare, e lui e consacrarlo come miglior sciatore di ogni tempo.

Danke Marcel.

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