Il grande grazie che riserviamo a Peter Fill

Tra gli atleti in generale che dal punto di vista del panorama sportivo italiano han dato lustri importanti ed indelebili, non bisogna mai dimenticare il nome di Peter Fill.

Peter, come sappiamo di recente, ha appeso gli sci e gli scarponi al chiodo dopo Garmisch-Partenkirchen dopo una carriera fenomenale che meriterebbe dal punto di vista della cronaca, ben altri risalti per i risultati e per le emozioni che ha regalato a tutti gli appassionati.

Non parliamo di un semplice atleta, bensì parliamo davvero di un Grande, con la G maiuscola, un grandissimo velocista delle nevi alpina che con serietà e dedizione ha saputo costruirsi una carriera straordinaria andando a scrivere importanti pagine di storia alpine italiane e mondiali attraverso una dedizione al lavoro innata che sempre ha sfociato nel successo, come un grande fiume all’interno del più ampio dei mari, sempre con una disponibilità immensa.

Fill nel corso degli anni ha regalato all’Italia trofei importanti in 3 anni diversi, di fila, che mancavano da tanto tempo nella bacheca azzurra: le sfere di cristallo di specialità di discesa libera nel 2016 e nel 2017 cui si aggiunse, l’anno successivo, quella di combinata alpina nel 2018 che han fatto di Peter uno degli atleti più vincenti del circuito intercontinentale di Coppa del Mondo, un circuito che l’ha visto classificarsi al sesto posto overall come miglior risultato nel 2007 e nel 2017, a distanza di 10 primavere, a testimonianza della forza e della caparbietà di questo atleta che son rimaste invariate nel corso del tempo sempre con lo stesso desiderio di vittoria.

Vittoria che è arrivata per 3 volte in Coppa del Mondo in tre località prestigiose che avranno per sempre l’onore di ospitare nel loro albo d’oro il nome del nostro atleta, ossia Lake Louise nel 2008 in merito alla prima volta in discesa libera, la magica Kitzbuhël, la Streif sempre in discesa nel 2016, e a Lillehammer per l’ultima volta nel 2017 che corrispose al primo successo in super-g; una serie di risultati dove occorre menzionare altresì l’argento iridato in super-g a Val d’Isere nel 2009, e il bronzo in supercombinata a Garmisch nel 2011.

Una carriera di rispetto enorme per il 37enne nativo di Bressanone che non si è mai arreso nemmeno davanti a tanti infortuni arrivati negli ultimi anni, e che ha cercato sempre di rendere al massimo delle sue possibilità avendo una innata classe ed una capacità di vittoria posseduta soltanto da pochi, soltanto dai più grandi quale lui è, e quale lui è stato alla voce atleta; un esempio clamoroso per tutti i ragazzi che vogliono intraprendere una carriera sportiva di questa caratura, e un punto di riferimento per tutti gli atleti in pista grazie all’enorme rispetto che si è guadagnato dentro e fuori le piste per la grande persona prima del grande atleta che ha sempre dimostrato di essere.

Parliamo di un atleta straordinario che, di certo, avrebbe meritato molto più risalto dai media rispetto a quello che ha ottenuto e che siamo assolutamente certi sarà una sicura ispirazione per molti giovani talenti che si stanno affacciando al panorama sciistico internazionale anche sotto la bandiera tricolore.

Grazie Peter, ciò che hai fatto rimarrà davvero per sempre grazie alle tue imprese.

La tenacia e la forza di volontà: le armi di Peter Fill

Peter Fill
Peter Fill

Ci sono degli atleti i quali, nonostante riescano nel corso del tempo ad inanellare dei risultati incredibili e prestigiosi, non meritano a differenza di altri le luci della ribalta che meriterebbero.

Peter Fill, indubbiamente è uno di questi atleti che le luci dovrebbe averle sempre e comunque in viso per tutto ciò che ha fatto e che continua a regalare soprattutto ai nostri colori.

Oramai grande veterano della nostra pattuglia azzurra di sci alpino, specializzato nelle discipline veloci (Super-G e discesa libera), Peter ha saputo coniugare la sua tecnica ad una grande forza di volontà non sottraendosi mai al confronti di atleti magari nettamente più forti, e tutto questo lo ha premiato consentendogli di togliersi innumerevoli soddisfazioni.

Negli ultimi anni, in quel del maschile per quel che concerne i nostri colori tinti di azzurro, è stato lo sciatore alpino più vincente di tutti: il 35enne nativo di Bressanone infatti è stato in grado di conquistare due Coppe del Mondo di discesa in via consecutiva, nel 2016 e nel 2017, e una di combinata alpina lo scorso anno nel 2018.

Peter inoltre non si è fermato qui, perché il suo curriculum oltre a 22 podi e 3 vittorie in Coppa del Mondo, si è spinto ancora oltre e nel recente passato ha dato grande lustro alla velocità italiana anche a livello mondiale: infatti, ai Campionati del Mondo, nel 2009 ha portato a casa uno splendido argento in supergigante a Val-d’Isere e un bronzo in supercombinata a Garmisch nel 2011.

La classe e la sua forza la si erano già notate a livello juniores quando vinse il titolo iridato nel 2002 in terra friulana in quel di Tarvisio quando fece vedere al mondo che una nuova stella si stesse per affacciare sul panorama internazionale: come si è avuto modo di vedere in questi anni le premesse erano tutte giuste perché se coordini una grande forza fisica ad una mentalità sempre volta all’evoluzione e alla vittoria la ricetta non può che essere vincente.

Facente parte del prestigioso gruppo sportivo dell’Arma dei Carabinieri, Peter non si è fatto attendere mai e pensate che, in ottica italiano, dopo il ritiro del grande Alberto Tomba fu il primo italiano dopo il fuoriclasse di San Lazzaro di Savena a riprendere la testa della classifica generale della Coppa del Mondo, cosa non da poco considerando l’eredità pesante che aveva lasciato il nostro Alberto sulle sci internazionali.

Peter meriterebbe senza dubbio alcuno di essere menzionato molto più spesso nelle cronache sportive nostrane non soltanto per i risultati ottenuti ma anche per l’esempio e la signorilità davvero rare nel corso dello sport e propria di un ragazzo d’oro come lui sempre disponibile e con il sorriso sulla faccia con amici, colleghi, ed addetti ai lavori.

I grandi sacrifici ottemperati in questi anni hanno dato successi notevoli che per la serietà che ha posto in essere in tutto questo tempo son anche riduttivi in quanto avrebbe meritato certamente molto di più, ma le gioie che ha regalato a sé stesso e a gli altri son già storia, e la passione che lo ha spinto sempre più lontano è stata la chiave di volta per la sua infinita carriera la quale, ci auspichiamo tutti da tifosi italiani, possa continuare sempre più lontano verso nuovi successi già a partire da questa fantastica stagione che è alle porte e che, indiscutibilmente, non vediamo l’ora di poterla ammirare attraverso le stelle del circo bianco più lucenti e di cui, Peter senza dubbio, è parte integrante di questo splendido firmamento che anche lui ha contribuito in larga scala a rendere sempre più lucente.

2018, l’anno d’oro dell’Italia negli sport invernali: Greggio e Goggia in auge su tutti

Alla scoperta della stagione degli azzurri nei vari circuiti di Coppa del Mondo

Goggia

Nell’articolo di ieri abbiamo disquisito di quanto sia stata intensa, in senso generale, la stagione agonistica sulle nevi nei vari circuiti di Coppa del Mondo in questo 2018.

Ci eravamo lasciati con la promessa di parlare degli azzurri evidenziando quelli che sono stati i risultati che hanno contraddistinto la maggior parte delle discipline e, si può dire tranquillamente, che i risultati sono stati altamente confortanti: siamo a ben otto sfere di cristallo già portate a casa con la possibilità (Come fra poco vedremo) di incrementare ancora il bottino.

Menzione immediata per la donna più veloce del pianeta nonché una delle migliori sciatrici di sempre che dà, al nostro paese, un grande lustro sportivo e non soltanto: si sta parlando ovviamente della meravigliosa Valentina Greggio che proprio nel weekend appena terminato a portato a casa, sulle nevi svedesi,  la quarta Coppa del Mondo di Sci di Velocità di fila proseguendo in un filotto incredibile di vittorie consecutive portando il livello al numero 25 e creando un vero e proprio solco con tutto il resto delle avversarie creando una progressione impressionante in termini tecnici e di risultati che ha fatto sognare tutti gli appassionati della velocità più pura; Greggio sempre più nel mito che si avvicina sempre più ai risultati delle grandi del passati che portano i nomi e i cognomi Tracie Sachs e Sanna Tidstrand, le uniche a vincere 5 sfere di cristallo in questo sport; sfere di cristallo che potrebbero aumentare per l’Italia con l’opportunità, da parte di Simone Origone, di conquistarne un’altra cercando di battere Manuel Kramer, suo rivale austriaco, in una fantastica battaglia che al momento vede i due atleti parificati in classifica a due gare dal termine della stagione; l’appuntamento sarà il 6 e il 7 aprile in quel di Grandvalira in Romania per capire l’epilogo.

Detto dello Sci di Velocità, i riflettori li puntiamo su Sofia Goggia e lo Sci Alpino: l’aver vinto la medaglia olimpica in discesa libera è stato un momento altamente importante per lei e per lo sport italiano conquistando un risultato aspettato da lungo tempo che ha dato delle certezze importanti, ma la nostra fuoriclasse della velocità alpina non si è fermata qua e, in un testa a testa incredibile nella finale di Åre, pur classificandosi seconda nella decisiva prova di discesa alle spalle di Lindsey Vonn è riuscita a prevalere sulla statunitense portandosi a casa la prima coppa di specialità della sua carriera suggellando così una stagione incredibile e sicuramente indimenticabile che ha segnato una tappa del suo percorso di crescita il quale, siam certi, sia ancora all’inizio e che la porterà lontano. Un talento straordinario coadiuvato anche da una splendida Federica Brignone che l’Italia probabilmente non vedeva nella sua essenza più profonda da tanto, troppo tempo. Sofia ha regalato all’Italia la Coppa del Mondo di discesa libera dall’ultima portata a casa da Isolde Kostner ben 16 primavere fa nel 2002.

Sci Alpino che ha visto l’affermazione anche l’acuto di Peter Fill: in una stagione purtroppo avara di soddisfazioni per gli uomini sia in campo tecnico che in campo veloce a parte la splendida vittoria di Dominik Paris a Bormio sulla Stelvio e , il nostro atleta atleta di Bressanone dopo due sfere di cristallo di fila nei scorsi due anni in discesa libera quest’anno ha vinto quella di combinata alpina grazie ai piazzamenti nelle due gare previste (Secondo posto a Bormio, terzo a Wengen). Di certo una piccola luce all’interno di un movimento che, siamo certi, si aspettava molto più e che farà sicuramente meglio nella stagione che verrà viste le potenzialità che detiene nelle sue ampie faretre.

Italia che ha visto la sua stagione crescere di livello in maniera prepotente e decisiva nello snowboard attraverso una tripletta di valore incredibile: a Michela Moioli spetta naturalmente la copertina d’oro per l’Italia in questo sport; in categoria cross ha fatto la voce più grossa possibile ripercorrendo le stesse orme di Goggia in quel dell’Alpino: medaglia olimpica del metallo più pregiato e coppa del mondo di specialità. La ventiduenne bergamasca ha saputo rialzarsi al meglio dopo l’infortunio di Sochi nel 2014 e si è presa con estrema determinazione tutto ciò che il fato aveva momentaneamente sottratto al suo infinito talento. Snowboardcross che ha arricchito in ambito azzurro il suo bottino grazie alla coppia composta da Emanuel Perathoner ed Omar Visintin i quali, nella specialità a coppie maschile, han portato a casa la Coppa del Mondo attraverso uno score che parla di due vittorie ed a ottimi piazzamenti. Piazzamenti che han fatto bene anche a Roland Fischnaller che a 37 anni ha completato l’opera conquistando la sfera di cristallo in modalità PSL numero 3 della sua grande carriera trionfando nell’ultima gara in scena a Winteberg prevalendo proprio al termine della stagione sul russo Loginov. L’ennesima dimostrazione che, spesso, la carta di identità rivela dei numeri in eccesso solo nelle biografie e non nelle piste in un periodo in cui il talento sta anche allungandosi dal punto di vista anagrafico facendo rimanere intatti i risultati di valore.

Altri successi li abbiamo raccolti nel Biathlon: avevamo lasciato la nostra staffetta mista in un risultato prestigiosissimo sul palcoscenico olimpico nella conquista di una storica medaglia di bronzo per l’Italia, oggi invece la ritroviamo sul gradino più alto del podio ma con gli stessi soggetti in Coppa del Mondo: Dorothea Wierer, Lisa Vittozzi, Dominik Windisch e Lukas Hofer han portato i nostri colori alla vittoria per la prima volta nella storia in questo format di gara a Kontiolahti dove la nostra truppa azzurra ha realizzato una gara leggendaria che entra di diritto nella storia del Biathlon a conferma di come il nostro movimento sia in crescita. Un grandissimo Hofer nella parte finale ha fatto la differenza arrivando davanti all’Ucraina e alla Norvegia che con il terzo posto di Tarej Boe compromette la conquista della sfera di cristallo.

E come non menzionare infine anche la nostra Francesca Lollobrigida nello speed skating che classificandosi al terzo posto nella MS di Minsk, ha portato a casa la seconda sfera di cristallo della sua carriera dopo il trionfo datato 2014. Una soddisfazione enorme per la fuoriclasse di Frascati che pone in essere una splendida doppietta dopo l’oro europeo arrivato quest’anno in quel di Kolomna.

Una menzione d’obbligo va anche al nostro Chicco Pellegrino: non avrà vinto sfere di cristallo overall o di specialità il nostro campione del mondo e vice campione olimpico valdostano, ed oggettivamente contro un Klæbo in queste condizioni era un “tantino” difficile, ma è stato tenace ed ha tenuto duro sino al termine della stagione risultando l’unico in grado di mettere in seria difficoltà nelle gare sprint il fuoriclasse norvegese: Chicco ha dimostrando sia in ottica olimpica che in quella di coppa di potersela giocare al meglio delle sue possibilità e le vittorie ottenute a Dresda e a Lahti dove nemmeno Klæbo è riuscito a tener botta all’atleta delle fiamme oro, lasciano sperare davvero in positivo per la stagione che verrà. Chicco è cresciuto tantissimo dai mondiali dello scorso anno, e senza dubbio, ha tutte le carte in regola per continuare a recitare una parte da protagonista nel fondo a 360°.

L’Italia quindi mette agli archivi una stagione sin qui positiva: con tante luci e qualche ombra ma con la consapevolezza di avere dei margini di miglioramento notevolissimi. Margini già visti in quel di PyeongChang che han messo in risalto delle qualità notevoli da parte dei nostri azzurri che, aspettando la conclusione definitiva delle gare, in ambito invernale han detenuto un bottino notevole in fatto di vittorie, piazzamenti, e sfere di cristallo.

L’auspicio è che possano migliorare questi risultati attraverso anche un maggiore impegno che il nostro stato può dare in sede di supporto ai nostri atleti e agli addetti ai lavori per migliorare sensibilmente il tutto e dare una marcia in più ad essi mettendo a disposizione ancora più mezzi e strutture per far esprimere al meglio il loro talento, la loro audacia, e il loro spirito di sacrificio.

L’Italia c’è più che mai.