La fine di una grande stagione di Coppa del Mondo

Si tirano le somme mentre le varie discipline agonistiche una dopo l’altra cominciano a far calare i sipari di fine stagione

Fourcade

Sembra davvero ieri che sia partita la stagione agonistica sulle nevi, eppure eccoci quasi all’epilogo della stessa.

Con l’avvento di marzo di chiudono una dopo l’altra le discipline e le varie competizioni di Coppa del Mondo in una stagione altamente intensa ed emozionante che ha visto il suo culmine con lo svolgimento delle XXIII Olimpiadi Invernali quest’anno di scena PyeongChang in quel della Corea del Sud.

Dei giochi a cinque cerchi abbiamo parlato in continuazione soprattutto nello scorso mese quando erano in corso, adesso però è il caso di tirare le somme e parlare di quelli che sono stati i protagonisti più grandi in questa edizione 2017/18 di Coppa (Degli italiani, nello specifico, ne parlerò domani).

Come non partire dallo Sci Alpino, come non partire da Marcel Hirscher, il dominatore. Di lui abbiamo parlato in tutte le salse soprattutto in ottica olimpica, ma ciò che ha realizzato quest’anno in ottica sfera di cristallo è stato un qualcosa di incredibile; partito ad inizio anno con un malleolo fratturato è paradossalmente ritornato più forte di prima. Nessuna incertezza, nessun freno, è stato semplicemente dominante. Ha travolto con la sua forza e la sua tecnica unica tutto e tutti a partire dal povero Kristoffersen, altro assoluto Campione con la C maiuscola che ha avuto la sfortuna di trovarsi nell’era del più grande sciatore di sempre. Se vince 7 Coppe del Mondo di fila vuol dire che sei oltre la Leggenda, schizzi direttamente nel mito ed entri a far parte del firmamento dei più grandi sportivi generali di ogni tempo; e questa scia la sta seguendo la signorina Mikaela Shiffrin che non manca l’appuntamento con la Seconda sfera di cristallo di fila e che, al di là di una seconda parte di stagione un pò altalenante dove probabilmente le pressioni sono state fin troppe ed esagerate anche per un’atleta del suo calibro, ha sempre risposto presente in ogni gara dando il massimo riprendendosi ampiamente il suo scettro verso la battendo record su record non ancora a 23 primavere compiute mettendo un serio monito all’avvenire ribadendo che il futuro è davvero adesso.

Capitolo fondo. Sarebbe fin troppo semplice parlare di Marit Bjørgen. Non ci sono più parole davvero per definire un’atleta di questo tipo semplicemente perché le abbiamo esaurite tutte. Penso che difficilmente si vedrà nella storia un’altra atleta che abbia una simile tecnicità ma soprattutto una mentalità di approccio del genere. Non fa lo sport, lo ama e lo fa diventare parte di sé. Ma il mondo non si ferma ovviamente a lei, e quindi menzione d’onore per Heidi Weng, l’altra norvegese che si è affermata quest’anno e che assieme alle varie Oestberg, Nilsson, e Parmakoski, si candida ad un ruolo da protagonista nell’immediato futuro; stagione meravigliosa per la ventiseienne di Enebakk che vince la sua seconda Coppa del Mondo dimostrando di essere performante e polivalente su più tracciati. Di sicuro nell’ambito femminile avremo più combattività rispetto a quello maschile… Già, perchè qui il signor Johannes Hœsflot Klæbo ha praticamente messo in chiaro che da qui a parecchi anni non ce ne sarà proprio per nessuno. Un martello, in salita ha una tecnica praticamente unica che sembra essere una sorta di Bolt sugli sci: ha avuto un miglioramento incredibile in una stagione dove l’unico in grado di dargli fastidio e di tenergli testa è stato il nostro Chicco Pellegrino. Un autentico dominatore per tutta la stagione con evidentissimi margini di miglioramento per l’immediato futuro. Ma al di là della tenacia quando hai davanti un fuoriclasse del genere hai poco da fare e da rammaricarti: puoi solo stringergli la mano e dirgli bravo e rendergli gli omaggi del caso. Chicco ha avuto, qui, la stessa sfortuna di Kristoffersen con Hirscher nello sci alpino. Siamo su mondi lontani anni luce. Quando madre natura ti premia con simili mezzi, c’è davvero solo da prenderne atto e riconoscere i meriti.

Mentre in Combinata a trionfare e a spezzare lo storico equilibrio tedesco è stato un fortissimo e regolare Akito Watabe che ha regalato al Giappone una storica Coppa del Mondo, quanto riguarda il Salto (Maschile, nel femminile siamo in attesa del crisma dell’ufficialità per una strepitosa Marit Lundby) ha riconosciuto il talento immenso ancora una volta di Kamil Stoch che ha dato l’accelerata definitiva nella fase finale della stagione dimostrando di fare letteralmente un altro sport rispetto agli avversari volando al di là di ogni più rosea previsione. Un campione stratosferico che, anno dopo anno, si sta avvicinando al mito di Matti Nykänen a dimostrazione della sicurezza posseduta e della tempra d’acciaio che contraddistingue questo meraviglioso atleta. Serietà, impeccabilità, ma soprattutto esempio in fatto di dedizione al proprio mestiere e alla preparazione di ogni gara.

Per non parlare del Biathlon, che ci ha regalato probabilmente il più bel dualismo invernale di quest’anno con Martin Fourcade e Johannes Boe che si sono affrontati senza esclusione di colpi in una serie di podi incredibile e probabilmente inarrivabile. Nell’arco di una settimana capiremo chi sarà a trionfare ma visto ciò che abbiam assistito bisognerebbe dividere la Coppa in due davanti a questi mostruosi atleti in particolare, Martin, che ha dimostrato ancora una volta di essere l’atleta francese più forte di ogni tempo. Tra le donne tutto ancora in gioco con Makarainen che dovrà guardarsi le spalle dalla Kuzminá avendo praticamente dilapidato il vantaggio nelle ultime gare.

Degli azzurri come detto tratterò un capitolo a parte considerando che, i successi e le soddisfazioni sono state molte in tantissimi sport, l’ultima proprio ieri con la Coppa vinta da Perathoner e Visentin nel parallelo di Snowboard. A dimostrazione che, se credi nel lavoro che fai, vedi sempre il sole oltre le nuvole e puoi arpionare quelli che sono i tuoi sogni più profondi. Snowboard che ha visto l’ennesima dimostrazione leggendaria di Kingsbury che ha messo per l’ennesima volta in risalto le sue qualità vincendo la settima Coppa del Mondo consecutiva raggiungendo in questa speciale classifica del prestigioso seven Marcel Hirscher.

Una stagione quindi incredibile che lascia presagire tantissime buone cose per quella che verrà con la consapevolezza che, tutti noi che stiamo assistendo a questo magico spettacolo, siamo testimoni probabilmente della più grande era di sempre; avere dei Campioni è naturale in ogni contesto tempistico, avere davanti i migliori di sempre però no, non è da tutti. Reputiamoci fortunati.

Monsieur Le Biathlon: Martin Fourcade

Viaggio alla scoperta del campione dei campioni francese

Fourcade

Monsieur Le Biathlon.

Ma è riduttivo. Quando vedo un atleta come Martin Fourcade, mi sovviene sempre un gesto che sostanzialmente è lo stesso di Henry Ford quando notava per strada un’Alfa Romeo, ossia mi tolgo il cappello.

Già, ma d’altronde non si può fare altrimenti quando non soltanto sei dominante ma pure ti metti in testa, con le tue gesta, di appassionare milioni di persone al tuo sport, il Biathlon, lanciandolo nell’ascesa più totale.

In due capoversi, semplicemente, è raccontata la storia recente di questo ragazzo di quasi 30 primavere nato a Céret in Francia in quel dell’Occitania al confine franco-catalano che nell’arco di sette anni è riuscito nell’impresa di diventare l’atleta francese più vincente della storia transalpina.

No, chi vi scrive non ha bevuto o non sta di certo esagerando, perché Fourcade è andato ben al di là incredibilmente di imprese come quelle di Zidane, di Platini, di Killy, come Loeb sebbene il Biathlon non sia (Ancora) così mainstream come altri sport come può essere il calcio o il rally.

Quando qualcuno ha talento da vendere, quando vedi che ha proprio negli occhi quello sguardo colmo di furbizia e di sete da vittoria sin dall’inizio, non puoi che arrenderti alla considerazione che se uno è predestinato, allora le possibilità che riesca nei propri intenti sono notevolissime.

E’ il proprio il caso di Martin, perché quella sete la dimostrò subito a Vancouver nel 2010 nel momento più importante, alle Olimpiadi, quando a soli 22 anni, ai suoi primi Giochi Invernali, prese la medaglia d’argento nella gara di partenza in linea mostrando al mondo tutto il suo valore ancora non espresso.

Per atleti di questo tipo i numeri possono addirittura offendere, ma in questo caso sono assolutamente necessari per far comprendere a chi legge la caratura di questo atleta e dimostrare che non c’è esagerazione alcuna nell’identificarlo come il più forte francese di ogni epoca in ambito sportivo: già, perché da Vancouver ad oggi non si è più fermato.

Cosa dice il suo curriculum vitae è un racconto che va ai confini dell’incredibile:

Olimpiadi

7 medaglie:
5 ori (individuale, inseguimento a Soči 2014; inseguimento, partenza in linea, staffetta mista a Pyeongchang 2018);
2 argenti (partenza in linea a Vancouver 2010; partenza in linea a Soči 2014)

Campionati Del Mondo

25 medaglie:
11 ori (inseguimento a Chanty-Mansijsk 2011; sprint, inseguimento, partenza in linea a Ruhpolding 2012; individuale a Nové Město na Moravě 2013; individuale a Kontiolahti 2015; sprint, inseguimento, individuale, staffetta mista a Oslo Holmenkollen 2016; inseguimento a Hochfilzen 2017);

10 argenti (sprint a Chanty-Mansijsk 2011; staffetta a Ruhpolding 2012; sprint, inseguimento, staffetta, staffetta mista a Nové Město na Moravě 2013; staffetta mista a Kontiolahti 2015; partenza in linea a Oslo Holmenkollen 2016; staffetta, staffetta mista a Hochfilzen 2017);

4 bronzi (staffetta mista a Chanty-Mansijsk 2011; staffetta a Kontiolahti 2015; sprint, individuale a Hochfilzen 2017)

Coppa del Mondo

Vincitore della Coppa del Mondo Generale nel 2012, nel 2013, nel 2014, nel 2015, nel 2016 e nel 2017;

Vincitore della Coppa del Mondo di sprint nel 2012, nel 2013, nel 2014, nel 2015, nel 2016 e nel 2017;

Vincitore della Coppa del Mondo di inseguimento nel 2010, nel 2012, nel 2013, nel 2014, nel 2015, nel 2016 e nel 2017;

Vincitore della Coppa del Mondo di partenza in linea nel 2013, nel 2014, nel 2016 e nel 2017;

Vincitore della Coppa del Mondo di individuale nel 2013, nel 2016, nel 2017 e nel 2018;

In più Fourcade conta 129 podi (109 individuali, 20 a squadre) con un totale fino ad oggi (E la stagione deve ancora finire…) di 67 vittorie, 36 secondi posti, e 26 terzi.

Non è solamente un atleta, è un individuo altamente Superiore che avrebbe un ruolo da protagonista qualora dovessero introdurre degli Avengers nel mondo dello sport. Ha una forza muscolare incredibile cui va a coniugare un’eleganza e un’azione pazzesca sugli sci per poi fare la differenza al poligono dove spesso e volentieri, ribadisce di essere uno dei cecchini più letali con delle percentuali a terra e soprattutto in piedi impressionanti in questo magico sport quale è il biathlon.

Quelle volte che ha sbagliato come è avvenuto a PyeongChang nella gara sprint e nell’individuale, il tutto è stato avvenuto per una eccessiva sicurezza dei suoi mezzi: sbagli dove lui ha posto le basi per le vittorie successive in inseguimento e partenza in linea. E’ questo il pedigree dei grandi Campioni con la C maiuscola, quello di resettare la sconfitta per voltare pagina nel momento stesso per porre le basi per la vittoria che verrà.

Tornando ad Henry Ford, lo stesso una volta disse che “chi ha paura degli insuccessi limita le sue attività. L’insuccesso è semplicemente un’opportunità per iniziare di nuovo, questa volta in modo più intelligente”;  il tutto mi sembra di estrema attualità in questo contesto.

Un biathleta incredibile, il migliore di ogni epoca, ma anche una persona infinitamente apprezzata anche fuori dalle piste che non ha mai risparmiato nel bene e nel male le sue valutazioni riuscendo nella sua spontaneità ad essere diretto e arguto al pari delle sue prestazioni in pista.

La sua preparazione fisica è curata nei minimi dettagli soprattutto durante la pausa estiva dove realizza le fondamenta per i successi che verranno in inverno e, nonostante una concorrenza sempre più agguerrita credetemi, lui vincerà. Vincerà eccome ancora e ancora. Potenzialmente potrà diventare un Bjørgen al maschile.

Se avete ancora dubbi sulla sua qualità indubbia che lo ha portato al vertice dello sport francese e in quello generale (Perchè degli score simili non possono che portarti al vertice a sederti con gli Dei dello sport riservandoti uno dei migliori posti per disquisire con loro, con le eccellenze), guardate questo video:

https://www.youtube.com/watch?v=OZORTUYR840

Al di là del valore tecnico del fuoriclasse, a immensi esempi come Martin Fourcade bisogna dire soltanto grazie non solo per farci ammirare simili prestazioni spesso e volentieri, ma anche per essere il promoter principale di uno degli sport più belli ed incredibili in assoluto dove anche una minima variabile può far rimescolare tutte le carte in gioco e ribaltare la situazione.

Sfido io a trovare uno sport più imprevedibile del Biathlon.

Ma sfido ancor di più a trovare qualcuno in questo circuito, come lui.

Semplicemente, Monsieur Le Biathlon.

Martin Fourcade.

 

 

Laura Dahlmeier e Martin Fourcade scrivono una pagina storica di Biathlon

Gara dominata da due autentici fuoriclasse. Gara difficile in entrambe le categorie per i colori azzurri

Fourcade

Il Biathlon è affare per pochi, e soprattutto di Laura Dahlmeier e Martin Fourcade.

Nonostante abbiamo ancora negli occhi la giornata di ieri nello sprint e con uno splendido bronzo di Dominik Windisch non c’è minimamente il tempo di rifiatare, e oggi andavano in scena le gare in femminile e in maschile ad inseguimento.

Nelle donne la gara per la fuoriclasse di Garmisch non è mai stata in discussione sin dall’avvio. Delle frazioni solidissime sia al poligono che sugli sci han permesso alla tedesca di fare 2 su 2 nella gare di Biathlon  sin qui disputate a questi XXIII Giochi Olimpici invernali e conquistare un’altra storica immensa medaglia d’oro per i colori tedeschi.  Seconda piazza per l’ucraina Kuzmina che è stata l’unica a impensierire la vincitrice sino al termine del poligono a terra quando, poi, i valori della gara si sono stabilizzati per quanto concerne il gradino più altro del podio; per il resto invece la delimitazione delle restanti posizioni che contano si è definita in volata con la slovacca che l’ha spuntata sulla francese Bescond. Gara difficile per le nostre italiane con una gara contrassegnata da molti errori e che chiudono fuori dalle prime dieci posizioni.

Negli uomini basterebbe per spiegare il tutto la menzione del tweet del presidente francese Emmanuel Macron: “i più grandi campioni sono quelli che sanno rialzarsi da una delusione. Martin Fourcade è di questi.”

Davvero non ci sono più parole per identificare la carriera di uno dei migliori atleti della storia degli sport invernali. Qualsiasi atleta ne avrebbe risentito dopo una giornata negativa come quella di ieri, ma non lui.

Lui, oggi, non si è fatto impietosire neanche da quei soli due errori nel primo poligono e con una frazione ai limiti dell’umana comprensione sugli sci ha prima preso Peiffer (Vincitore ieri), e poi lo ha letteralmente salutato assieme al resto della truppa dal terzo poligono sino all’arrivo trionfale.

La celebrazione di quello che è un trionfo da parte del transalpino. La celebrazione del Numero 1 di un Numero 1.

Arrivo che poi ha visto un grandissimo ed inaspettato podio per Samuelsson che regala alla Svezia una notevole medaglia d’argento che ha la meglio sul forte Doll che continua a piazzare la Germania sul podio del Biathlon, qui, con la medaglia di bronzo. Windisch ci ha provato realizzando una gran bella gara soprattutto sugli sci, purtroppo l’ultimo poligono gli è stato fatale e ha concluso la gara in decima posizione. Attardati gli altri Hofer e Montello che si son piazzati rispettivamente in posizione 16 e 39.