“La continuità ci dà le radici; il cambiamento ci regala i rami, lasciando a noi la volontà di estenderli e di farli crescere fino a raggiungere nuove altezze.”
(Pauline R. Kezer)
Elevarsi. Andare oltre. Immergersi nell’infinito.
Ci sono pochi, pochissimi atleti al mondo i quali nel corso della storia ti danno quella sensazione unica e pressoché irripetibile in altre sezioni di condire le proprie imprese svuotandole dal contenuto essenziale anche del trionfo, rompendo gli schemi, e personalizzandole a loro modo.
Quando si è piccoli capita ovviamente nella vita capita che uno dei primi temi che ti assegnano a scuola contenga la domanda di svolgimento “che cosa vuoi fare da grande”; già in età verde, in ognuno di noi è forte il desiderio interno di voler fare l’atleta osservando in uno schermo le gesta dei fuoriclasse soliti ad incantarci; fuori da ogni dubbio tutto ciò, ma in una risicata porzione di essi c’è già la certezza di voler fare davvero questo in un periodo in cui si tende cambiare idea come cambia il tempo durante un dì, e spesso accade anche che siano già presenti i crismi del talento.
Cosa vuoi fare da grande? Il Fuoriclasse.
Avrebbero potuto rispondere in questo modo pochi atleti nel corso della storia, ed uno di questi è senza dubbio Peter Sagan.
Nel corso del tempo nell’arte abbiamo assistito a stili molto versatili, alcuni originali anche, che hanno avuto il merito di cambiare anche la prospettiva del mondo: pensate ad Andy Warhol che utilizzando grosse tele andava a riprodurre moltissime immagini spesso ripetute, ma alterandone i colori riuscì agli occhi di chi osservava a far mutare le sensazioni e le emozioni.
Sagan è così: se notate bene il suo leitmotiv spesso e volentieri è griffato dalla vittoria, ma ognuna ha ha un sapore e un colore nettamente differente, proprio come un quadro dell’artista di Pittsburgh scomparso nel 1987. E’ semplicemente un uomo speciale, più speciale di quanto si possa immaginare.
Non è una questione solo di indubbio talento, e lui ne potrebbe vendere talmente tanto da passare il resto della sua vita a sorseggiare un drink sulla riva di una spiaggia magari hawaiana, ma di persona: se dovessi definire una delle sue innumerevoli caratteristiche ogni volta che sale in sella alla sua bici, direi la positività.
Peter è sempre estremamente positivo. Lucido. Riesce a leggere bene ogni situazione e sa esporsi e trattenersi negli istanti in cui chiunque cederebbe alla tentazione di partire ed andare. In pochi atleti riesci a vedere quel sacro fuoco dentro che alimenta km dopo km fino ad esploderti nelle gambe per cercare di arpionare l’ennesimo trionfo.
Non conta se hai già vinto tre mondiali di fila, un titolo europeo, e un mare innumerevoli di trionfi, no… Se sei un vulcano una grande eruzione non ferma la sua attività finché scorre il magma dentro. Hai sempre voglia di esplodere e di affermare ancora la tua potenza. Il sangue che scorre nelle vene di questo straordinario ciclista slovacco è caldo come l’aria in una splendida giornata d’agosto in Sicilia: la senti, la mordi, la fai tua sempre. La vinci.
Andatevi a rivedere l’ultima Parigi-Roubaix, una delle poche cose che mancavano alla collezione “Louvriana” di una carriera inarrivabile nella storia del ciclismo e guardate la gara che ha fatto Peter: è scattato quando nessuno probabilmente pensava potesse accadere e lì già aveva messo (Senza sminuire gli avversari naturalmente) in cassaforte il primo acuto nell’inferno del nord.
Guardate bene oltre il gesto tecnico, guardate lo sguardo e la positività che he messo in ogni pedalata. La certezza del risultato condita dalla prestanza atletica di un Campione d’altri tempi. Fuori dagli schemi come detto tranne per la costante vittoriosa.
Vedi Sagan e ti catapulti in mondo diverso, d’annata, quasi pionieristico dove in quell’epoca nessuno si spaventava di prendere dei rischi a costo di cadere, di sporcarsi, per il sano gusto non solo della ovvia competizione ma del divertimento vero e proprio; è raro attualmente vedere qualcuno che mantenga lo stesso entusiasmo di un bambino che scrive un tema su cosa voglia fare da grande, lui è uno di questi. E’ prezioso e speciale.
Come il suo palmares. Come la sua forza. Come la consuetudine delle sue braccia alzate larghe ad accogliere il traguardo che lo fionderà verso un nuovo abbraccio sul gradino più alto del podio. Sul gradino della gloria.
Penso che non basterebbe nemmeno una settimana per elencare e riportare tutta la carriera di Sagan e le sue vittorie; penso, come ho sempre detto quando mi son riferito ai grandissimi, che non sia nemmeno giusto perché alcuni atleti i numeri vanno ad offenderli: c’è chi vince per i record e chi vince collezionando i medesimi divertendosi e arricchendo il mondo attraverso l’arte. Ecco lui è uno di questi: tornando al primo capoverso di questo post lui ambisce sempre ad elevarsi puntando l’infinito alla ricerca di un nuovo confine da superare.
Per se stesso, per la storia, per il sano divertimento, per la professione, per il trionfo.
Trionfo che si traduce in Leggenda. Leggenda che sfocia nel Mito. Mito che ha accolto già molto tempo fa, Peter Sagan da Žilina.
Giovanni Platania. Blogger sportivo, laureato in legge, appassionato di sport soprattutto invernali. Una frase su tutti, da inserire in questo “viaggio”:
“non leggete come fanno i bambini per divertirvi,o,come gli ambiziosi per istruirvi. No, leggete per vivere.”
(Gustave Flaubert)