Il lungo viale delle emozioni nel corso della vita d’atleta

Spesso ci si ferma a guardare solo la classifica finale, quando il vero e proprio “succo” del tutto, fermo nel contorno, rappresenta l’aspetto più rilevante

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Johannes Hoesflot Klaebo (NOR, Norwegen)

Indosso i miei attrezzi da lavoro e scendo in pista per produrre sogni.

La vera missione finale di ogni atleta è questa: una missione imprenditoriale finalizzata al compimento di gioie e alla realizzazioni di trionfi ma anche di una dose massiccia di emozioni. 

Molti, oramai, in un mondo che va sempre troppo di fretta e che malamente termina all’analisi della superficie del tutto, si soffermano solo ed esclusivamente al risultato e alle graduatorie finali scordandosi purtroppo della purezza del gesto tecnico e di tutto quello che possa da esso scaturire: ci si scorda, semplicemente, dell’emozione e del sogno che in sé racchiudono praticamente il tutto.

Pensate ad uno sciatore, alla sua eleganza e alle sue movenze che lo porteranno al traguardo tra la folla che lo incita e alla forza interiore che lo manda via via sempre più giù: non c’è solo l’atleta ma anche l’arte e, e all’interno di essa, lo stesso bagaglio di sogni che lo ha magari spinto quando era un ragazzino mentre cercava di inseguire dentro tutto ciò che di meglio potesse aspirare.

Lo sport non è solo un risultato, è un lungo rincorrersi di sogni lungo il grande corso delle emozioni; esattamente come andare a farsi una passeggiata mentre intorno hai tutto ciò che ti serve: il canto del cuore che ti batte forte per l’eccitazione, la visione del tuo sguardo in versione estremamente concentrata per tutto quello che hai davanti a te per cercare di perseguire l’obiettivo, l’amore di chi ti incita a fare del tuo meglio intorno ma, soprattutto, la passione che ti ha forgiato da una vita e che ti accompagna ogni giorno come una fede nunziale per farti ciò che sai realizzare al meglio alla stessa stregua di quando eri in età molto verde e avevi iniziato un lungo percorso che ti ha portato dove sei.

Il risultato è importante è vero, ma tutto ciò che ti circonda e che ti permette di goderti il viaggio lo è ancora molto di più perché non è altro che il volano fondamentale che consente ancora a te, caro atleta, di insistere sempre verso l’orizzonte degli eventi cercando di migliorarti senza perdere la bussola delle sensazioni più pure che domiciliano all’interno della parte più speciale del tuo animo.

Quello è il vero centro del tutto, la piazza di oggi dove si costruisce e si imbastisce il domani affinché si lavori con la stessa intensità di ieri, per te stesso e per chi ti ama e per sorridere ancora una volta attraverso il medesimo gesto atletico che racchiude in sé una performance sempre diversa contraddistinta dalla voglia di migliorarsi di realizzare sempre il meglio.

Come diceva un sontuoso Marco Paolini, uno dei più grandi storyteller di sempre in uno spettacolo teatrale diametralmente opposto dalla tematica in questione sebbene si riferisse all’aspetto italiano, “siamo un popolo appassionato di finali ma della trama, spesso, non frega niente a nessuno“; questa frase mi ha colpito molto, perché se la spostassimo in un ambito prettamente generale vediamo che ahinoi si coniugherebbe perfettamente nel mondo dello sport; se tutti noi ci soffermassimo a guardare tutto ciò che viene dietro le quinte di un atleta, qualsiasi tipo di atleta non solo lo sciatore, vedremmo il vero motore che spinge la macchina ad andare avanti sempre allo stesso modo: vedremmo le emozioni, la voglia, e tutta la benzina che permette sempre di ricercare il meglio possibile.

Guardate su Eurosport il documentario “Chasing History” di Lindsey Vonn, non vedrete solo una delle migliori atlete di sempre ma il backstage della sua vita da atleta e non, la purezza della passione, e come una N1 osserva il mondo e non si piega davanti alle difficoltà per amore del suo lavoro, del suo sport, dei suoi brividi emozionali.

E’ questo il vero e proprio destino di un atleta, quello non solo di piazzarsi ma anche di farsi tremare sempre allo stesso modo le vene ai polsi. Più di ieri, meno di domani mantenendo dentro di sé quella voglia di continuare a sognare esattamente come quando si guardava con speranza il mondo, con gli occhi di un bambino.

Sempre.