L’arma letale dello sci svizzero: Beat Feuz

Manca oramai meno di una settimana all’alzata del sipario sulla Coppa del Mondo di sci alpino edizione targata 2018/19 con il gigante di Sölden, ed è vero che le prime due gare di essa stessa sono relegate a tutti gli sciatori specialisti nel tecnico (Dopo la trasferta austriaca, si volerà sulla “Black Levi” il 18 novembre nella fredda Finlandia), ergo bisognerà aspettare soltanto il 24 e il 25 novembre a Lake Louise per vedere all’opera i velocisti disegnare traiettorie magiche sugli sci, ma è opportuno senza alcun dubbio parlare della stagione che verrà parlando senz’altro di Beat Feuz.

Beat Feuz è un fuoriclasse assoluto della velocità, se stessimo parlando di calcio verrebbe indubbiamente etichettato come un “top player” assoluto capace di spostare gli equilibri nel gioco di gara. Lo sci alpino, ovviamente, è uno sport prettamente individuale (Salvo quei pochi, per adesso, team event inseriti in quel del calendario), ma non cambia il discorso sul suddetto spostamento in quanto, la sua capacità probabilmente unica di leggere le gare in corso, di adattarsi, e di tirar fuori una prestazione fuori dal comune, lo rende attualmente uno dei migliori sciatori veloci più importanti all’interno della faccia della terra.

L’elvetico negli ultimi anni ha saputo non soltanto migliorarsi, ma la sensazione che ha dato è di farsi trovare sempre pronto soprattutto negli appuntamenti che contavano, vedi infatti la medaglia d’oro iridata agli ultimi Campionati del Mondo di St. Moritz in discesa libera al termina di una gara conquistata con una prova di forza eccezionale; fino ad ora ha un pò mancato l’appunto con l’acuto olimpico pur sfiorando l’impresa negli ultimi Giochi visto il bronzo arpionato in discesa e l’argento in super-G, ma la sensazione è che per Pechino 2022 ci possa essere la definitiva consacrazione.

Tecnica, caparbietà, e come detto lettura di gara in corso rendono Feuz una scheggia fondamentale all’interno di un settore con tantissimi atleti di livello traducendosi nell’élite dove siedono i vari Svindal, Jansrud, Kriechmayr, il nostro Fill, e tantissimi altri; magari fisicamente non ultra perfetto al pari di tantissimi altri sciatori, ma estremamente efficace come pochi a dimostrazione che l’impegno e la passione non solo pagano ma fanno sempre la differenza lui, in questa élite, lavorando giorno giorno ha meritato di farne parte non mollando mai e, tenendo un profilo sempre basso, operando step by step saltando anche le sofferenze che spesso si presentano all’interno di un percorso sciistico.

Già, perché anche Beat nel corso del tempo ha dovuto fermarsi più di una volta per una serie di infortuni: nel 2007 in piena sede di preparazione, durante un allenamento a Zermatt si è rotto il crociato costringendolo a fare ciao ciao con la manina alle gare facendolo tornare soltanto due anni addirittura dopo, nell’ottobre del 2009, problema poi ripresentatosi qualche anno dopo, nel 2012, che lo stoppò per un anno facendo segnare il rientro nell’ottobre dell’anno successivo.

Infortuni che ti segnano inevitabilmente ma che non han messo, senza dubbio alcuno, in ginocchio questo meraviglioso atleta che non ha mollato prendendosi, risorgendo, dei risultati sensazionali come l’oro mondiale come detto e tantissime soddisfazioni anche in Coppa del Mondo tra cui anche la sfera di cristallo di discesa nella stagione scorsa a coronamento di un percorso di crescita basato su una forza incredibile sulle gambe.

Beat Feuz è senza dubbio alcuno un talento a dir poco straordinario, un ragazzo d’oro sempre sorridente e disponibile fuori dalla pista, e un collega assolutamente più che apprezzato da parte di tutti gli atleti presenti all’intero del circo bianco oltre che un esempio, più che valido, del fatto che se alle volte la tua carriera ti butta giù devi essere più forte di ogni ostacolo riprendendo a lavorare per cercare di ottenere ciò che si vuole; Beat ci ha creduto, ha vinto la sua sfida e, se tanto ci dà tanto, l’obiettivo del raddoppio nell’avvio della nuova stagione, è stato già messo nel mirino.

La campionessa silenziosa: Wendy Holdener

Ci sono quelle atlete che ti prendono e ti incantano grazie e soprattutto alla loro concretezza e serietà che dimostrano giorno dopo giorno nell’ambito della loro attività lavorativa nel settore specifico sportivo.

Uno dei casi cui si può applicare la disciplina in esame, è senza ombra quello di Wendy Holdener.

Wendy Holdener ha fatto della sua concretezza associata al silenzio che continua a correre sulla lunga autostrada che porta al successo; questa atleta svizzera,  classe 1993 nata a Unteriberg un piccolo comune di più di 2000 anima nel Canton Svitto, ha continuato a migliorare anno dopo dopo anno senza fermarsi mai con la netta convinzione che il tempo potesse essere il suo migliore alleato per continuare una crescita importante sia dal punto di vista fisico che tecnico in via esponenziale; inutile dire che aveva semplicemente ragione.

Mano a mano che gli anni son passati ha raccolto tutto ciò che, con estremo sacrificio ha seminato duramente innestandosi tra le migliori sciatrici attualmente presenti sulla faccia della terra. Wendy è attualmente, e non ci sono discussioni che possano tenere in merito a questa, indiscutibilmente la più forte combinatista del pianeta.

Gli ultimi tre anni per lei sono stati molto molto importanti, perché han sancito uno spartiacque rilevante per la sua carriera sancendo davvero l’ingresso nell’élite dello sci a livello internazionale: agli ultimi mondiali a St. Moritz un oro e un argento rispettivamente in combinata e in slalom speciale, ma soprattutto il 2018 ha rappresentato la svolta definitivo con 3 medaglie olimpiche tra cui quella d’oro nella gara a squadre e un argento in slalom più il bronzo nella sua combinata cui va a aggiunta anche la coppa di specialità di combinata numero due dopo quella conquistata nel 2016 nel circuito della Coppa del Mondo dove conta 3 vittorie e 24 podi e, dove nell’ultima edizione, si è inchinata nel contesto generale solo ed esclusivamente davanti a sua maestà Mikaela Shiffrin.

Dei numeri importanti che testimoniano la crescita e l’importanza tecnica dell’elvetica: una ragazza che riesce a mantecare una scorrevolezza notevole sulla superficie tecnica ad una buonissima coordinazione sugli sci durante l’ambito veloce che le consentono di primeggiare in questa disciplina di due manche differenti che tanti vorrebbero sopprimere a favore del parallelo ma che è indispensabile per capire quali siano le atlete e gli atleti in grado di poter primeggiare in entrambi gli ambiti dello sci alpino; togliere il tutto, sarebbe un gravissimo errore.

La stagione che verrà porta in dote grandi aspettative per la bella Wendy che mira a qualcosa di molto importante anche in ottica iridata andando, come normale che sia, focalizzando l’obiettivo su una Coppa del Mondo con delle avversarie di enorme rispetto cercando di migliorare il secondo posto dell’ultima edizione nella non facile sfida alla statunitense.

Il silenzio è il suo alleato assieme a una dedizione maniacale che, ne siamo certi, andranno a fare un rumore sempre più assordante attraverso le gesta di questa fantastica atleta.